Miti moderni

| buttato dentro il 10 Settembre 2004 | alle ore 20:44 | da | nelle categorie musica, psico, stra-cult, tivì | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |

Assisto spesso, come spettatore o come lettore, ad accesi dibattiti sulla “questione mito”. Esistono ancora i miti oggi? Ci saranno ancora miti in futuro? Morire giovani serve per aumentare l’aura del mito?
Beh, mi sembrano semplicemente discorsi idioti di una generazione che ormai ha vissuto tutto. O forse no. Non ha vissuto niente: è solo stata sfiorata da un intorno che però non ha lasciato nulla.
Al giorno d’oggi non si provano più sensazioni, non si ha più entusiasmo per nulla. Tutto è a portata di mano, tutto è vicino e facile. Siamo talmente assuefatti da non riuscire a capire nemmeno le minacce che riceviamo dai vari coglionazzi di turno (Bush, Bin Laden, Putin…) talmente viviamo in una realtà ovattata e fuori dal mondo. Fuori da quel mondo che crediamo di dominare.
La musica non sarà mai come una volta, il rock è morto. Lennon, Morrison, Cobain: angeli morti che non avranno eredi, icone immortali ineguagliabili. Che bello sarebbe stato vivere nella Londra mod, nella Seattle del grunge, nella Chicago dei Bulls o nella Woodstock dei fattoni. I Red Hot e gli Oasis non sono più quelli degli esordi. I Simpson non sono più quelli di una volta, CSI e ER andrebbero aboliti perché non sono più originali e si trascinano solo per soldi. Il calcio era meglio quando era senza soldi (e qui ci scordiamo che i soldi mancano adesso, fino a pochi anni fa erano dieci volte tanto…), nessuno ci ridarà le emozioni di Pantani.
Una serie di luoghi comuni terrificanti. La mia opinione è che siamo talmente pieni di stimoli da non saper apprezzare nulla di quello che TiVì, sport, musica e vita ci presentano, appiattendo tutto all’attuale, togliendogli qualsiasi prospettiva con il passato, con il futuro, in un’atmosfera irreale di autodifesa dalle emozioni.
Dovremmo tornare a pensare di più con il cuore. So che mi avrete già preso per romanticone… O forse no, perché siete talmente appiattiti anche voi lettori che non sarete arrivati a leggere fino a questo punto del mio discorso psico-culturale.
Se, invece, avete resistito fino a qui, vi rinvio ad una probabile continuazione di questo discorso nei prossimi giorni. Spero di non aver troppo banalizzato la questione…



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