Afterhours – Hai paura del buio? – 1997
| buttato dentro il 4 Marzo 2004 | alle ore 20:54 | da Alessandro Mano | nelle categorie musica, recensioni, stra-cult | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio 1997, afterhours, dio, dj, festival di sanremo, hit, italia, manuel agnelli, mescal, musica, nizza monferrato, tora tora | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |«Chi parla male della musica italiana è ignorante».
In una sola frase si esprime bene un concetto che richiederebbe pagine e pagine di spiegazione. No, non mi dilungherò. Semplicemente è la verità, perché chi giudica la musica italiana guarda al Festival di Sanremo o alle hit dance di Dj osceni. Insomma, solo la scorza di un movimento vivo ma poco conosciuto.
Gli Afterhours, gruppo alternativo (che brutta parola, e cosa sarebbe non alternativo? tutto è alternativo a qualcos’altro… bah!) capeggiati da un genio che qualcuno ha voluto far nascere in Italia e non in paradisi musicali ben più sopravvalutati.
Forse gli Afterhours sono davvero alternativi, anche se non si sa bene a cosa. O perlomeno capeggiano, con la figura ormai mistica di Manuel Agnelli, un ambiente musicale di nicchia per le masse come il Tora Tora e “annessa” casa discografica Mescal di Nizza Monferrato (in realtà è il contrario, ma nella nostra narrazione cambia poco).
Il disco è allo stesso tempo semplice e complesso, velenoso e aulico. È realmente alternativo anche al suo interno, con sbalzi da brani tirati a canzoni calderone contenenti dialoghi e rumori.
C’è molto Dio, in questo disco, con i vari nomi con cui è conosciuto e con cui spesso scandisce i discorsi di chi con Dio ha uno strano rapporto.
A parte ciò, l’album è un susseguirsi di emozioni, come detto diversissime.
Hai paura del buio? è un’intro elettronicheggiante che introduce alla successiva 1.9.9.6. in cui Dio fa la propria apparizione per la prima volta cantato dalla voce graffiante e provocatrice di Agnelli. Dopo l’anno bisestile, un altro rocckettino dal testo tagliente in cui questa volta fa capolino l’antagonista di Dio: Male di miele ha, come nelle intenzioni, uno strano sapore all’ascolto. Rapace parte lenta e poi si getta a capofitto in un ritornello dal cantato trascinato molto Litfiba (degli anni d’oro, s’intende). La successiva Elymania, sincopata ma schitarrante, è una delle chicche del disco.
Pelle e Dea (ancora Dio, per la cronaca…) sono le perle del disco, mentre Senza finestra è molto sperimentale e “sembra quando ero bambino” entra in testa e non abbandona più l’ascoltatore in un crescendo di distorsioni.
Simbiosi è un medley di suadente voce e dialoghi psico-campionati.
Voglio una pelle splendida è spettacolare, ancora Dio è in “bacia il colpevole se dice la verità” e in altri versi del testo ermeticamente dissacrante.
Terrorswing è uno strumentale urlato.
Lasciami leccare l’adrenalina è in parte adrenalina pura e in parte terrore da “mannaggia-mi-si-è-rotto-lo-stereo!!”
Per arrivare a 19 brani, tutti penseranno a qualche riempitivo. E in effetti, tra qualche pezzo riuscito meno degli altri, risalta Sui giovani d’oggi ci scatarro su, nel pieno spirito dell’album.
Tracklist:
01. Hai paura del buio?
02. 1.9.9.6.
03. Male di miele
04. Rapace
05. Elymania
06. Pelle
07. Dea
08. Senza finestra
09. Simbiosi
10. Voglio una pelle splendida
11. Terrorswing
12. Lasciami leccare l’adrenalina
13. Punto G
14. Veleno
15. Coem vorrei
16. Questo pazzo mondo di tasse
17. Musicista contabile
18. Sui giovani d’oggi ci scatarro su
19. Mi trovo nuovo
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