Lo scout

| buttato dentro il 27 Marzo 2005 | alle ore 19:50 | da | nelle categorie psico | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio , , , , , | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |

Mai categoria sociale è facilmente stereotipata dalle malelingue e dai detrattori. Essere lupetto, giovane marmotta, orso bruno o vecchio grizzly comporta un corollario di inevitabili sguardi incuriositi dei passanti, di sfottimenti di chi dopo breve esperienza ne è uscito con disonore, di sufficienza da parte delle altre categorie sociali giovanili. Sì, perché lo scout è così preso dallo scoutismo e dal pensiero Powelliano (il famoso B.P.) che non fa parte di oratori, di ricreatori (oratori laici, caso unico nella cattolicissima Italia a Trieste), ma nemmeno di “case del popolo” (se ne esistono ancora…), della compagnia del muretto o del baretto.
Ma nemmeno dalla tanto ideologicamente vicina Azione Cattolica.
Lo scout vive in un mondo tutto suo, con i suoi calzoni sempre corti, il sogno del cravattino rosso e delle medaglie accompagnamento-vecchietta-su-striscie-pedonali® o salvataggio-gatto-da-acquazzone®. Alle elementari con la cartella (come sono antiquato: zaino, pardon) squadrata e marchiata Scout®, l’astuccio Scout® e le matite Scout®. La domenica a Messa, rigorosamente nel reparto scout della chiesa. E poi via, anche a gennaio, in calzoncini e maglietta su’ pei monti, col pranzo al sacco scout.
E quando gli anni passano…
Inevitabilmente…
Lentamente…
Inesorabilmente…
Si giunge alla sublimazione dello scout con la carriera scoutistica, per condurre le nuove leve sulla retta via. Una cosa senza un’apparente spiegazione è il motivo per cui le scout conciate da scout sembrano molto più vecchie di quanto non siano in realtà e accada esattamente il contrario per gli esemplari maschili: bimbi perenni. Deve essere una tecnica sopraffina dello stilista scout che, studiando attentamente gli abbinamenti di colori e capi, è arrivato alla totale assenza di messaggi nel vestire, al contrario del resto della società che vive di segni nascosti tra le pieghe degli abiti.
Da brave suorine e da bravi bimbi privi di qualsiasi sessualità, l’obiettivo primo dello scoutismo è preservato: non procreare. Un qualsiasi figlio di uno scout non diverrà scout nemmeno sotto tortura, meglio pescare nel mucchio grazie alla gerarchia da animaletti del bosco con una pillola settimanale di sospensione dei personalismi e del libero arbitrio.
Se sono stato duro, me ne scuso. Non sono mai stato scout e quindi riesco ancora a formulare dei giudizi personali.