Turismo in Valle d’Aosta: di quaranta in quaranta

| buttato dentro il 14 Settembre 2005 | alle ore 11:04 | da | nelle categorie aosta, turismo | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio , | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |

Gericus Bellorto, nel suo blog, segnala questo pezzo tratto dalla valdostana “Gazzetta del Popolo”. Io ne approfitto per un collage in un mio precedente post per alcune riflessioni.

Ecco il testo proposto da Gericus:

TURISMO E IMPROVVISAZIONE
Dal dopoguerra ad oggi il turismo valdostano ha fatto passi da gigante ma molti problemi sono rimasti insoluti. I turisti di oggi hanno molte più pretese che non 50 anni fa, vogliono alberghi confortevoli, comodità e svago. E in Valle d’Aosta diciamolo senza incertezze, non si trovano dappertutto questi requisiti. Non si può improvvisare, non possiamo diventare ‘industriali del turismo’ quando non si posseggono determinati requisiti. Non si può fare turismo decantando solamente le bellezze paesaggistiche di questa o di quella zona, poichè gli ospiti vogliono di più. Attualmente in molti centri di villeggiatura, i turisti sono costretti ad andare a letto alle nove di sera, il che è molto deludente!

(La Gazzetta del Popolo. Marzo 1963)

Ecco invece un estratto del mio precedente intervento “Prima di RaiVdA – Dopo RaiVdA – Qual è la differenza?

Il turismo che non ne vuole sapere di rilanciarsi
Pila costruisce il più grande scempio paesistico e architettonico della Valle proprio in quegli anni (anni ’60, nda). Una stazione integrata, raggiungibile in auto e in ovovia da Aosta in pochi minuti, con negozi, banche, poste, abitazioni, alberghi, ristoranti, piscine, campi da tennis e piste da sci sotto casa. Ma un altro progetto concorrente fa sfumare il tutto, lasciando un’enorme, sottoutilizzata e oscena struttura degna del nome di cattedrale nel deserto. Ancora oggi la Valle tira fuori ogni 2×3 il concetto di stazione integrata, da sviluppare ad ogni costo per fare il decisivo salto di qualità al quale “l’esigente turista attuale” (degli anni ’60) non può fare a meno.
(Alessandro Mano. Luglio 2005)


Cosa cambia tra i due scritti? Forse il tono, decisamente meno sostenuto e più polemico il mio, decisamente più arcaico e giornalistico il primo.
In quanto a contenuti…
Già nel ’63 (dico, 1963! Oltre 40 anni di acqua sotto i ponti…) si diceva che i “turisti di oggi hanno molte più pretese che non 50 anni fa, vogliono alberghi confortevoli, comodità e svago”
Oggi, nel 2005 (dopo oltre 40 anni di assessori al turismo diversi e di guru interpellati) i problemi sono esattamente gli stessi. Quello che fa rabbrividire è che qualcuno, tra albergatori e addetti ai lavori, se ne accorga adesso. E quello che fa ancor di più inquietare è che chi ricopre incarichi istituzionali lo faccia passare per “novità dell’anno” per giustificare il declino stagionale della Valle sul mercato dei villeggianti.
Il boom turistico degli anni ’70 è evidentemente causa del denaro. Le idee non c’erano, sopperiva la liretta (o meglio il franco, o meglio ancora il dollaro). Oggi che le idee sono ancora in vacanza e i soldi iniziano a scarseggiare si torna all’esatto punto di partenza di 40 anni fa.
Tutto questo è possibile? È giustificabile? Come può un mercato reagire alle mutazioni della domanda offrendo sempre le stesse cose? Come può dipendere tutto dal portafoglio?
La risposta tra 40 anni. E se sarà di nuovo la stessa, tanti saluti.



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