Visto che sono ambientalista – Colle delle Finestre

| buttato dentro il 6 Giugno 2005 | alle ore 20:09 | da | nelle categorie politica, sport | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |

2003: Il Colle delle Finestre è un magnifico angolo di mondo, sconosciuto ai più. Vi si giunge lungo una strada militare, snobbata dalle automobili, amata dai biker, indifferente agli escursionisti pedestri. Si presenta circa per metà asfaltata con un bitume che va disfandosi, circa per metà sterrata e fangosa.
2004: Il Colle delle Finestre ospiterà il Giro d’Italia, gli ambientalisti scendono in campo con il coltello tra i denti, ma il manico ce l’hanno in mano i politici, il “”pedalatore”” (doppie virgolette) Ghigo, Presidente della Giunta piemontese, in testa.
2005: Il Colle delle Finestre ospita la penultima tappa di un magnifico Giro d’Italia, riportando agli antichi fasti le strade bianche e l’avventura dello sterrato. Ma è uno sterrato “drogato” e la discesa è stata asflaltata. Alla fine non è contento nessuno, come in tutte le soluzioni all’italiana. Continua…


Un anno senza Pantani

| buttato dentro il 14 Febbraio 2005 | alle ore 10:51 | da | nelle categorie sport, stra-cult | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio , , , , , , , , , , , , , , , | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |

E se a Madonna di Campiglio tutto fosse filato liscio?
E se la stampa non lo avesse massacrato per tutta l’estate del ‘99?
E se i suoi “veri” amici gli fossero stati vicini sin dalle prime difficoltà?
E se i manager e la squadra avesse parlato subito della sua tossicodipendenza?
E se Don Gelmini fosse riuscito a portarlo con sé in Bolivia, lontano dai riflettori, dagli scandali e dalla solitudine interiore?
E se i giocatori di basket del Rimini si fossero accorti di qualcosa passando davanti alla sua camera in cui si era rinchiuso negli ultimi giorni?
E se… Continua…


L’Alpe d’Huez – 21/07/2004

| buttato dentro il 26 Luglio 2004 | alle ore 13:07 | da | nelle categorie sport | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |

Scena 1: Affannosa corsa verso Grenoble
Accumulando ritardi su ritardi, i nostri eroi tentano di giungere in tempo alla mèta. Panini dispersi, Polizia in autostrada a dettare un ritmo degno di un gruppo che non segue quella che diventerà una fuga bidone, automobilisti imbranati e camion che rallentano la corsa fanno accrescere a dismisura l’attesa per il Tour.
Finalmente, dopo il Colle del Piccolo San Bernardo, una “Nationale” francese è decisamente più scorrevole della strada che si inerpica e poi ridiscende dal colle, e la successiva autostrada sarà una gioia per i pochi cavalli addormentati della mia Punto. Dopo una salassata autostradale (7 Euro per una settantina di chilometri, da noi ci lamentiamo di pagare caro quando arriviamo a 2 Euro… Ah, l’Italie!!), finalmente arriviamo nella ridente città dell’Isère.

Scena 2: Incontro con il marziano
Lasciata l’auto, proseguiremo con una navetta. Sempre se la troveremo. Sono le 11:15, l’ultima sarebbe dovuta partire un quarto d’ora prima… Evidentemente non siamo gli unici ritardatari. Fatto il biglietto, conosciuto il cagnone che ci avrebbe allietato il viaggio con il suo simpaticissimo fetore, ecco la seconda lieta sorpresa (dopo la navetta per ritardatari) della giornata: un drappello di ciclisti ci passa accanto, ma non sono comuni pedalatori. Lance Armstrong in persona, con il fido José Azevedo, tira un gruppetto di cicloturisti al gancio, seguito dall’ammiraglia US Postal Service. Azz… Un breve riscaldamento in scioltezza a 50 chilometri dalla partenza: il marziano non lascia proprio nulla al caso.

Scena 3: Le Bourg-d’Oisans
L’eterno viaggio in pullman lungo la valle dell’Oisans si trasforma in una trasferta in terra teutonica: tra molti francesi e qualche italiano, a farla da padrone sono quattro tedeschi, che tengono banco in un florilegio di decibel non smettendo per un secondo di parlare… E Matteo riesce quasi ad addormentarsi: stupefacente.
Arriviamo a Le Bourg-d’Oisans dopo un’eternità, così ci perdiamo la strepitosa carovana pubblicitaria; poco male, considerando che la nostra è una sfida a rincorrere. Subito un’ammiraglia T-Mobile tenta di tirarci sotto per portare Santiago “Botolino” Botero e Rolf Aldag in zona rulli. Poco più lontano, danno le ultime pedalate e perdono le ultime gocce di sudore Danilo Hondo e Uwe Peschel. Non immaginiamo cosa sia in casa RAGT Sémences, una specie di cronometro a squadre sui rulli: la squadra francese, cenerentola del gruppo, occupa gli ultimi posti in classifica e il riscaldamento intorno al loro pullman deve essere frenetico. Anche in zona Saeco e in zona FDJeux.com sono parecchi a frullare. Jajà si aggira nella zona della partenza, a fare da padrone di casa.

Scena 4: La montée de l’Alpe
Il primo tratto, pianeggiante, esce da Bourg d’Oisan e addirittura scende, dopo un ponte. Michele Scarponi si ferma per una foto con due giovani fans francesi. Pozzato, Flecha e Tosatto provano le prime rampe della cronometro. La folla è abbondante, ma non compatta e impenetrabile come avrei immaginato. C’è un posto anche per noi ritardatari. Così, dopo aver lasciato anche noi un po’ di sudore sulla strada, decidiamo di fermarci poco prima del primo tornante, dove la strada spiana dopo il tratto più duro. Siamo appena in tempo.

Scena 5: La gara
Nelle nostre due esperienze precedenti tra il pubblico della Grande Boucle, aveva sempre vinto il corridore che per primo ci era passato davanti. Nel 2002 Boogerd a La Plagne, lo scorso anno Virenque sul Col de la Ramaz per arrivare in giallo a Morzine. Ma questa volta, la sorte non sarà la stessa per il povero Sébastein Joly. Sarà invece l’ultimo partito a vincere. Lo si poteva capire solo vedendolo.
I francesi fanno un tifo sfegatato per gli atleti di casa, spingendoli letteralmente con un “Op-op-op” costante dalla partenza all’arrivo. Per gli altri, sono solo applausi. Alcuni ciclisti, oggi senza casco per la gara completamente in salita, hanno evidentemente passato più tempo davanti allo specchio che sui rulli per scaldarsi: sfoggiano pettinature degne di rock star impomatate (o, come dirà Matteo, degne del cantante degli Ark). Perlomeno sono facilmente riconoscibili.
Per il pubblico la cronoscalata è l’ideale: si sa chi arriva, si sa come tifarlo, si può stimare il ritmo che ognuno tiene. Il mito tra questo pubblico è un anzianotto, completamente vestito US Postal e con bici Trek, che conosce ogni singolo ciclista, cita i vari successi. E i vicini ne sono entusiasti. La tristezza sale, ripensando a chi in Italia si sta mandando in pappa il cervello con il Bulba…
Un boato accompagna Moncoutié, che farà una grande prestazione. Virenque, idolo dei transalpini, è pimpante sui pedali, ma è il suo normale atteggiamento per affrontare la salita, non farà granché. Simoni non va. Non ci capacitiamo di come possa dire di non sentire la corsa.
Caucchioli è una specie di dannazione per il pubblico francese: diventa “Chiocchiolì”, “Causciolì”, “Sciosciolì”, e chi più ne ha più ne metta.

Scena 6: I mostri
Ecco Voeckler, campione francese e maglia gialla per 10 giorni. La sua maglia bianca di miglior giovane evidenzia un po’ di pancetta (una rarità tra questi 157 atleti tirati a lucido e quasi impressionati), e infatti la sua cronoscalata sarà tutto tranne un successo. Il vecchio Totschnig è sempre efficace, Azevedo è una sorpresa.
Ullrich è impressionante: sempre con le mani sulle prolunghe, sinora l’unico ad averle montate. Esce dal tratto più duro della salita in posizione, esprimendo una potenza fuori dal comune. Mancebo è in evidente calo, sale con la testa storta.
Basso è partito decisamente forte, ma le prolunghe sulla sua bici paiono fuori luogo: Ullrich in confronto sembrava un carro armato, e per il breve tratto pianeggiante possono essere servite a poco. Ma il vecchino francese dice, cronometro alla mano, che l’italiano ha lo stesso tempo di Ullrich.
È Armstrong il vero spettacolo: sempre agile, l’espressione distesa: certo non quella di uno che ha subito minacce, come poi Leblanc dirà. Dopo la gara si lamenterà anche di qualche persona nel pubblico che aveva bevuto troppo. Per una volta non abbiamo colpe…

Scena 7: Il fiume di folla
Sarà che il padrone se ne è lamentato, ma personalmente la gran folla dell’Alpe è parsa persino ben educata, nonostante la scarsità – rispetto ad altre salite – di Gendarmi. Pochi che correvano accanto ai corridori. La correttezza di chi conosce il ciclismo e i suoi luoghi mitici. Forse la gente si stringeva un po’ al passaggio dei corridori, ma contribuiva di certo ad aumentare lo spettacolo.
Poi, quando tutto è finito, con il texano che, passando, dava il via libera a migliaia di persone, un fiume di gente si è rigettato verso Le Bourg-d’Oisans. Impressionante. Sulle rampe più dure pareva la piena dovesse rompere gli argini. I coraggiosi che avevano affrontato la temibile salita in sella erano molti: sarà per la prossima volta, quando forse avremo meno fretta.
L’appuntamento è, sin d’ora, a Courchevel nel 2005…

PS: Per la cronaca, abbiamo fatto ritorno in Valle alle 23:30, facendo il Piccolo San Bernardo completamente di notte: 15 auto, 2 lepri e 2 rane sull’intero percorso. Neanche un ciclista: strano…


Il Prof., la salita, il tavolo in rovere

| buttato dentro il 23 Maggio 2004 | alle ore 23:08 | da | nelle categorie aosta, sport, storie di vita vissuta, stra-cult | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio , , , , , , , , , , , , , , , | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |

Aosta, domenica 23 maggio 2004.
Ore 8:00 Sveglia. Dopo le tribune elettorali su MTV, la giornata non può che migliorare. Abbondante colazione e via in sella… Magari… Avessi le gambe sarebbe l’ideale… Invece mi accontento di un primo tratto di salita in macchina per alleggerire la fatica… e magari svegliarmi un po’…
Ore 9:05 Primo incontro. “Mannaggia la miseria, sei solo qui!” Va bene che vai al doppio di me, ma io sono in macchina… Eh eh…
Incontro Matteo ad inizio salita, proprio poco oltre Aosta, che soffre, al contrario di me e della mia auto, la salita. “OK, vi raggiungo su…”
Ore 9:15 Secondo incontro?? Sì, in effetti quel ciclista appoggiato ad un paracarro ad Etroubles era proprio lui… Il mitico Prof. Sergio Servadio da Pisa… E la sua macchina targata Firenze (e l’odio secolare? Un vero pisano avrebbe verniciato la targa trasformando la F in P…) con il telaio in frassino sul tetto… Vabbè, aspettiamo per essere sicuro che sia proprio lui… Mentre vago per le montagne valdostane mi accorgo che fuori dal tepore dell’abitacolo ci sono solo 5°… Ecco perché la chiamano Coumba Freida… In compenso il cielo è perfetto, non una nuvola a cercarla con pazienza…
Ore 9:30 Secondo incontro. Sotto Saint-Rhemy, il ciclista vecchio stampo Sergio e il ciclista senza stampo, il sottoscritto, finalmente vengono a contatto. Lasciata l’odiata (in genere) ma amata (stamattina, con questo freschetto e questa salita evitata…) quattroruote inforco finalmente la bici. Quattro chiacchiere col Prof. su questioni universitarie varie e decidiamo di portarci avanti. Matteo tanto ci ribecca… Continua…